Adesso Italia

Einblicke5/2/2025

Dal controllo all'autorevolezza: l'evoluzione culturale necessaria per i CIO di oggi

pragmatic agile

Articolo a cura di

Stefano Mainetti

Executive Chairman

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Come trasformare l’angoscia per la perdita della propria identità professionale in un’opportunità per costruirne una nuova, più forte e appagante.

Le Direzioni IT di oggi operano in un contesto di crescente complessità e cambiamento continuo, dove i progetti di trasformazione digitale non sono semplici iniziative tecnologiche, ma vere e proprie leve strategiche per l’intera organizzazione. Questi progetti influenzano profondamente diversi livelli aziendali: dalle business line, che ne sono i principali utenti, al procurement, responsabile della selezione dei fornitori, al finance, che deve garantirne la sostenibilità economica. Coinvolgono anche le risorse umane, chiamate a sviluppare competenze adeguate e a gestire le ricadute organizzative, fino al Chief Executive Officer (CEO), il cui compito è quelle di indirizzare le attività operative mantenendole allineate alla strategia e visione. Inoltre, l’impatto di questi progetti si estende agli azionisti, interessati a risultati concreti e sostenibili nel tempo, e spesso raggiunge clienti finali, fornitori, partner e altri stakeholder, ciascuno con esigenze specifiche. 

Nonostante la centralità di queste iniziative, il ruolo della Direzione IT è frequentemente percepito come puramente operativo, confinato alla gestione di infrastrutture e applicazioni. In alcuni casi, il Chief Information Officer (CIO) non riporta nemmeno direttamente al CEO. Anche in contesti più avanzati, dove il CIO siede nel board aziendale e opera in strutture organizzative pluralistiche, le responsabilità digitali gli vengono spesso delegate in modo rigido e verticale, senza il necessario supporto trasversale. Questo deficit collaborativo rischia di compromettere il successo di progetti complessi e trasformativi. 

Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla forte pressione sui manager per ottenere risultati misurabili, pressione che varia significativamente tra le diverse funzioni aziendali. Per le business line, direttamente coinvolte nei processi primari, i Key Performance Indicator (KPI) sono generalmente allineati a obiettivi di business, come l’aumento dei ricavi, il miglioramento dell’esperienza cliente o l’incremento della marginalità. Al contrario, per le funzioni di staff, tra cui spesso ricade la Direzione IT, i KPI rimangono concentrati sull’efficientamento interno, sul contenimento dei costi e sul rispetto delle tempistiche. Questo sistema di incentivi disallineati può distogliere l’attenzione dal valore reale generato dai progetti digitali, spingendo la Direzione IT verso un modello di controllo statico, più simile a una centrale di acquisto, focalizzata sulla gestione di fornitori esterni e sull’acquisto di contratti “a corpo”.

L’esperienza ha dimostrato in modo evidente i limiti di questo approccio: ritardi frequenti, sforamenti di budget, software non adeguati alle esigenze del mercato e situazioni di lock-in con fornitori per i successivi e inevitabili interventi di rifacimento, con costi imprevisti spesso elevati. Alla luce di questi fallimenti, molte aziende stanno riconsiderando i propri approcci gestionali, adottando modelli più flessibili e dinamici, e favorendo le metodologie agili. Queste metodologie, basate su iterazioni brevi, rilasci frequenti e un continuo adattamento, offrono ai CIO e ai loro team l’opportunità di instaurare un dialogo più stretto con le business line e gli altri stakeholder. Inoltre, favoriscono un maggiore coinvolgimento attivo, alimentano la collaborazione e garantiscono un allineamento strategico più efficace. 

Nonostante i benefici, la transizione verso un approccio agile non è priva di sfide. Per i manager abituati a modelli tradizionali di controllo centralizzato, delegare responsabilità operative ai team e fidarsi della loro capacità di auto-organizzazione può generare timori di perdita di controllo e incertezze sul proprio ruolo. Questi timori, seppur comprensibili, rappresentano un nodo cruciale da affrontare per favorire un cambiamento culturale e operativo realmente efficace. 

A emergere è una domanda chiave: “Come posso fidarmi di team che si auto-organizzano come è previsto dalla metodologia Agile?” La risposta non si limita a un cambio di processi, ma richiede un’evoluzione nella mentalità e nello stile di leadership. Adottare metodologie agili significa spostare il focus dal controllo al supporto: il ruolo del manager non è più quello di un supervisore, ma di un facilitatore che crea le condizioni ideali affinché i team possano esprimere il loro massimo potenziale. 

In questo articolo, rispondo a questa domanda cruciale, offrendo un’analisi approfondita e basata su solide basi metodologiche. Attraverso l’esplorazione delle migliori pratiche e delle implicazioni culturali, verranno delineati strumenti concreti per aiutare i CIO e gli altri leader a trasformare la loro leadership, promuovendo fiducia, autonomia e collaborazione.

1. Comprendere il concetto di auto-organizzazione

Per comprendere appieno il valore e il funzionamento dell’auto-organizzazione promossa dalle discipline agili, è necessario sgombrare il campo da alcune interpretazioni errate che spesso ne offuscano i vantaggi. Un errore comune è confondere l’auto-organizzazione con un approccio privo di regole o con esperienze negative maturate in contesti contrattuali tradizionali. Ad esempio, fornitori chiamati a operare su capitolati di gara con specifiche dettagliate e prefissate – spesso incomplete o irrealistiche – finiscono talvolta per adottare comportamenti difensivi, limitando trasparenza e collaborazione. Questo approccio genera un ambiente poco efficace, compromettendo il valore del lavoro svolto. 

L’approccio Agile ribalta questa logica, fondandosi sul principio che la collaborazione tra il team e il committente abbia priorità rispetto alla negoziazione contrattuale. La fiducia reciproca è il cardine su cui si basa un sistema che consente ai team di operare in autonomia responsabile, con l’obiettivo di massimizzare il valore generato. Questo spostamento di paradigma consente di vedere nell’auto-organizzazione non solo un modo diverso di lavorare, ma un elemento essenziale per il successo. 

L’auto-organizzazione non è quindi sinonimo di anarchia o di mancanza di struttura, ma un approccio disciplinato in cui i team assumono una responsabilità collettiva per il proprio lavoro. L’obiettivo è consegnare valore nei tempi e nei costi previsti da ogni iterazione, avendo la libertà di decidere come collaborare e organizzarsi. Questo modello consente di bilanciare autonomia e responsabilità, offrendo una risposta efficace a contesti caratterizzati da complessità e cambiamenti rapidi.

Alla base dell’auto-organizzazione si trovano tre principi fondamentali: 

  • Trasparenza: ogni membro del team deve avere accesso a informazioni chiave, come dati tecnici, obiettivi strategici e metriche di successo. Questo riduce ambiguità, rafforza la fiducia reciproca e promuove una comunicazione aperta. 
  • Allineamento strategico: l’autonomia dei team deve essere incanalata entro una cornice di obiettivi chiaramente definiti dal management, garantendo che gli sforzi siano coerenti con la strategia aziendale. 
  • Supporto continuo: i team richiedono risorse adeguate, strumenti tecnologici, coaching e un ambiente psicologicamente sicuro, dove possano affrontare problemi e condividere idee senza timori. 

    In un contesto progettuale, l’auto-organizzazione consente ai team di risolvere rapidamente i colli di bottiglia, affrontare priorità emergenti e adattarsi ai cambiamenti. Questa flessibilità migliora la capacità di ottimizzare il lavoro e consegnare incrementi di valore, iterazione dopo iterazione. Non è un obiettivo fine a sé stesso, ma uno strumento per ottenere risultati sostenibili, combinando flessibilità operativa, allineamento strategico e un incremento tangibile di motivazione e produttività.

2. I pilastri della fiducia nei team auto-organizzati

La fiducia nei confronti dei team auto-organizzati rappresenta uno degli aspetti più cruciali per l’adozione di metodologie agili. Questa fiducia non si costruisce attraverso un semplice atto di fede, ma richiede un approccio strutturato, che includa pratiche concrete, strumenti adeguati e una mentalità aperta al cambiamento.

2.1 Creare un ambiente di lavoro psicologicamente sicuro

Un ambiente di lavoro psicologicamente sicuro è il fondamento della fiducia nei team auto-organizzati. Numerosi studi dimostrano che la sicurezza psicologica favorisce collaborazione, innovazione e responsabilità condivisa. Quando i membri di un team si sentono liberi di esprimere opinioni, proporre idee e segnalare problemi senza timore di ripercussioni, si creano le condizioni ideali per l’auto-organizzazione. 

In questo processo, un ruolo chiave è svolto dalla leadership capace di dimostrarsi vulnerabile. I leader che mostrano apertamente le proprie incertezze o difficoltà favoriscono un clima di autenticità, incoraggiando i membri del team a fare altrettanto. Questo non indebolisce la loro autorevolezza, ma la rafforza, creando un legame di fiducia e promuovendo una comunicazione più aperta. 

Un altro elemento fondamentale è il feedback continuo, che si sviluppa attraverso momenti regolari di confronto, come ad esempio i meeting retrospettivi. Questi spazi consentono di celebrare successi, affrontare sfide e migliorare progressivamente sia le relazioni interne sia i risultati operativi.

2.2 Definire ruoli chiari e accountability

Uno dei principali timori nei contesti di auto-organizzazione è la percezione che l’assenza di una struttura rigida possa generare confusione operativa. Questo rischio può essere evitato distinguendo chiaramente tra responsabilità condivisa e accountability individuale. 

La responsabilità condivisa implica un impegno collettivo verso il raggiungimento degli obiettivi comuni, senza delegare indistintamente compiti o generare confusione di ruoli. Accanto a essa, l’accountability assegna una chiara ownership individuale per decisioni chiave o risultati specifici, mantenendo la flessibilità necessaria per adattarsi rapidamente ai cambiamenti. 

Ad esempio, in un progetto Agile, il Product Owner è accountable per il valore generato attraverso la gestione del backlog, mentre gli sviluppatori condividono la responsabilità di garantire che il software sia funzionale e di qualità. Questa distinzione riduce ambiguità, favorisce la fiducia reciproca e crea un sistema più solido e trasparente.

2.3 Adottare metriche orientate al valore

Le metriche rappresentano uno strumento essenziale per costruire fiducia e trasparenza, ma devono essere progettate per misurare il valore generato, non semplicemente il lavoro svolto. Questo cambio di prospettiva sposta l’attenzione sugli obiettivi strategici e consente di dimostrare, in modo tangibile, i progressi compiuti. 

Le metriche di business, come il ROI e la soddisfazione del cliente, evidenziano il contributo del team agli obiettivi aziendali. Quelle operative, come la velocity o il lead time, monitorano l’efficienza senza invadere l’autonomia del team. Infine, le metriche di qualità, come la copertura dei test e il tasso di difetti, garantiscono la sostenibilità dei risultati.

2.4 Fornire risorse e supporto adeguati

L’auto-organizzazione non può funzionare senza il giusto supporto organizzativo. Garantire ai team l’accesso alle risorse necessarie è un prerequisito fondamentale per il successo, in quanto permette di creare le condizioni ideali per un lavoro autonomo e produttivo. Questo supporto non si limita alla semplice fornitura di strumenti tecnologici o budget adeguati, ma si estende alla creazione di un ambiente che favorisca la crescita personale e professionale dei membri del team. 

L’accesso a strumenti e tecnologie efficaci è una componente essenziale. L’uso di piattaforme di collaborazione non solo semplifica il lavoro quotidiano, ma migliora anche la trasparenza nei flussi operativi, garantendo che tutti i membri del team abbiano una visione chiara delle attività e delle priorità. Questo supporto operativo favorisce l’allineamento e ottimizza i processi. 

Un altro elemento cruciale è l’investimento nella formazione continua. Offrire opportunità di crescita, attraverso corsi, workshop o certificazioni, permette ai membri del team di acquisire competenze tecniche e trasversali necessarie per affrontare le sfide in modo autonomo e proattivo. Questo non solo rafforza le capacità individuali, ma alimenta il senso di appartenenza e il coinvolgimento nel progetto, dimostrando che l’organizzazione valorizza il contributo di ogni individuo. 

Il coaching completa il quadro del supporto. Fornire un coaching regolare aiuta i membri del team a sviluppare le loro competenze di problem-solving, a migliorare la collaborazione e ad adottare un approccio strategico alle decisioni. Questo processo rafforza l’autonomia e la sicurezza nei propri mezzi, elementi essenziali per un team auto-organizzato che opera in un contesto dinamico. 

Fornire risorse e supporto adeguati non è solo una questione operativa, ma un chiaro segnale dell’impegno dell’organizzazione nel successo del team. Questo approccio riduce le barriere psicologiche e operative alla fiducia, rafforzando la capacità del team di lavorare in modo coeso e di generare valore in modo sostenibile. In un contesto di auto-organizzazione, il supporto organizzativo diventa quindi un pilastro strategico per il raggiungimento degli obiettivi aziendali.

3. Superare il timore della perdita del controllo

Superare le resistenze culturali nei confronti dell’auto-organizzazione richiede un approccio strategico e ben strutturato, capace di affrontare le radici profonde del timore di perdere il controllo. Questo timore è particolarmente diffuso tra i leader abituati a modelli organizzativi tradizionali, dove il potere decisionale è centralizzato e la supervisione diretta è la norma. Spesso, questi timori derivano dalla percezione che l’autonomia dei team possa generare caos operativo, inefficienze o una mancata assunzione di responsabilità. 

Tuttavia, queste paure si basano più su pregiudizi consolidati che su effettive debolezze del modello auto-organizzato. Al contrario, se implementato correttamente, questo approccio offre una struttura disciplinata per massimizzare il valore generato. 

Un elemento chiave per superare queste resistenze è il coaching sulla leadership, rivolto ai decisori aziendali. Durante una trasformazione verso l’Agile, molti leader possono cadere nelle radicate abitudini di adottare approcci ispettivi e di controllo, mossi dallo stress manageriale cui sono sottoposti o da momentanee criticità da affrontare. Questo comportamento, però, compromette la crescita dell’auto-organizzazione. Il coaching diventa quindi uno strumento essenziale per aiutare i manager a evolvere verso un mindset orientato alla fiducia e ai principi della host leadership. Questo modello di leadership non si basa sull’imposizione, ma sul creare le condizioni ideali affinché i team possano prosperare. Attraverso il coaching, i leader imparano a costruire un dialogo aperto e continuo con i team, favorendo l’autonomia e facilitando l’emersione delle migliori soluzioni senza intervenire con microgestioni. 

Un altro aspetto fondamentale per superare le resistenze è una comunicazione trasparente. È essenziale spiegare chiaramente i benefici dell’auto-organizzazione e i risultati attesi, mostrando come questo approccio non sia sinonimo di anarchia, ma rappresenti una disciplina strutturata e orientata al valore. La condivisione di esempi concreti di successo, supportati da dati tangibili e testimonianze di altre organizzazioni che hanno adottato con successo l’Agile, rafforza la fiducia e riduce i dubbi. 

Infine, un errore comune tra i leader è ritenere che la fiducia nei team significhi un completo abbandono del controllo. In realtà, il successo dell’auto-organizzazione richiede un attento equilibrio tra autonomia e supervisione. Questo equilibrio si ottiene creando un framework chiaro, che definisca obiettivi strategici, linee guida e criteri di successo. Tale cornice non limita l’autonomia, ma garantisce che le decisioni e le azioni siano sempre allineate alla visione aziendale di lungo termine. L’utilizzo di roadmap flessibili consente adattamenti frequenti senza perdere la direzione strategica, mentre le verifiche regolari offrono uno spazio per monitorare i progressi e fornire supporto tempestivo. Questi strumenti permettono di identificare rapidamente eventuali ostacoli, mantenendo l’allineamento strategico senza compromettere la libertà operativa.

4. Verso una nuova identità

Affrontare il cambiamento richiesto dall’adozione di un approccio Agile può suscitare una naturale paura nei manager, in particolare nei CIO, che spesso si trovano in prima linea nella trasformazione. Se i CIO affrontano questo percorso sentendosi isolati, rischiano di cedere alle pressioni culturali e organizzative che li spingono verso una restaurazione dello status quo, anziché favorire un’evoluzione sostenibile. 

Il cambiamento, tuttavia, non può essere delegato al solo CIO: deve essere abbracciato collettivamente dagli altri CxO e dagli stakeholder aziendali. I direttori delle business line devono trasformarsi da semplici utenti finali a veri partner strategici, contribuendo alla definizione delle esigenze e delle priorità e partecipando attivamente ai processi decisionali iterativi. Il CFO, da parte sua, deve spostarsi da una gestione statica delle risorse a una gestione dinamica orientata al valore, adottando strumenti come il rolling budget per garantire flessibilità e allineamento con le priorità emergenti. 

Anche il responsabile acquisti (CPO) deve evolvere, passando da contratti rigidi e capitolati statici a modelli collaborativi e flessibili. Infine, il direttore delle risorse umane (HR) gioca un ruolo cruciale nel garantire che l’organizzazione sviluppi le competenze necessarie, oltre a promuovere una cultura aziendale basata su fiducia e autonomia. Infine per ultimo, ma non certo per importanza, il ruolo del CEO deve divenire quello di un leader visionario, motivatore e facilitatore strategico, capace di guidare il cambiamento culturale, promuovendo l’allineamento tra i team e gli obiettivi aziendali, e capace con il proprio esempio di creare un ambiente che valorizzi fiducia, autonomia e collaborazione trasversale. 

In definitiva, affrontare il cambiamento non significa semplicemente superare la paura di perdere il controllo o l’angoscia di una possibile perdita di identità professionale, ma abbracciare la soddisfazione di acquisirne una nuova, più potente e gratificante. Fidarsi di team che si auto-organizzano non è un atto di resa, ma una scelta strategica che consente ai manager di liberarsi dalla solitudine del comando per trasformarsi in leader autorevoli, capaci di ispirare fiducia e costruire un rapporto autentico con i propri collaboratori. Adottare l’Agile richiede il coraggio di abbandonare lo status quo, affrontando con determinazione le resistenze e le difficoltà che inevitabilmente emergono lungo il cammino. Questo percorso di trasformazione non solo rinnova il ruolo del manager, ma rappresenta una delle esperienze più gratificanti, in cui il controllo lascia spazio alla connessione e la capacità di creare valore condiviso diventa il fulcro di una leadership autentica e generativa.

Riferimenti

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