Career Story12/11/2024
Career Story - Antonio Gravetti, Business Developer
Ciao Antonio! Da quanto tempo fai parte di adesso.it?
Sono entrato in adesso.it il 1° settembre 2017, quando ho deciso di trasferirmi a Milano in seguito a un cambiamento importante nella mia vita personale e professionale. All'inizio mi sono trasferito da solo, ma l'anno successivo ho portato qui anche la mia famiglia. Sentivo il bisogno di una nuova sfida, e in adesso.it ho trovato esattamente ciò che cercavo. Qui c'è un’autentica passione nel valorizzare le persone e un forte impegno verso i clienti e i progetti.
Già durante il colloquio ho capito che, oltre alla qualità delle sfide progettuali, l'azienda presta particolare attenzione al valore delle relazioni. Questo aspetto è stato decisivo per me e mi ha convinto a iniziare il mio percorso come Business Developer.
Di dove sei? Come mai hai scelto di trasferirti a Milano?
Vengo dalla provincia di Napoli. Trasferirmi a Milano è stato un vero salto, ma la città mi ha conquistato in pochi giorni. Certo, ha anche i classici difetti di una grande metropoli, ma è estremamente accogliente e ha un’atmosfera europea che mi ha subito affascinato.
Per me è stata una fortuna trovare un’azienda capace di offrirmi tutte le condizioni umane, professionali e tecniche per crescere. E farlo in una città come Milano, naturalmente proiettata verso innovazione e futuro, ha reso l’esperienza ancora più stimolante.
Cosa ti piace del tuo ruolo come Business Developer?
Per me, le relazioni sono centrali: competenze ed esperienze contano davvero solo se accompagnate da una cura autentica dei rapporti. Significa saper leggere e comprendere ogni contesto e ogni interlocutore, perché ciascuno è unico, con sensibilità e necessità diverse. Non si tratta solo di rapporti personali, ma di costruire un legame tra aziende che crei valore reciproco e vantaggi concreti per entrambe le parti.
Amo profondamente il mio lavoro e mi entusiasma rappresentare un’azienda in cui mi trovo bene e che mi offre soddisfazione. Ogni nuova opportunità di Business Development mi permette di sentirmi connesso al mondo esterno e valorizza la mia esperienza.
Da qualche tempo, inoltre, sono leader del Centro di Competenza dei Project Leader, un ruolo che mi appassiona perché unisce due aspetti per me fondamentali: il trasferimento delle competenze e la cura delle relazioni, supportando la crescita delle persone.
Ci sono due aspetti delle tue risposte che mi hanno colpito e vorrei approfondire. Il primo è la tua passione per la comunicazione. Ultimamente ti sei dedicato molto alla scrittura, sia per l'azienda sia per te stesso. Da dove trai ispirazione e qual è il tuo processo creativo?
Nel mio ruolo, la comunicazione verso l'esterno è essenziale. Il mio processo creativo consiste nel trovare le parole giuste per suscitare interesse sia verso ciò che facciamo come azienda sia per le tematiche che trattiamo. Partiamo da esperienze concrete per offrire contenuti solidi che invitino i lettori a confrontarsi su questi temi.
Quando comunico l’esperienza della nostra azienda, mi baso sempre su ciò che conosco e considero autentico. Questo approccio mi consente di offrire spunti di riflessione che vadano oltre il semplice impatto lavorativo. Mi piace infatti collegare questi argomenti all’impatto sociale ed economico della trasformazione digitale.
Per me, l’uso delle parole è fondamentale, e questa attenzione nasce probabilmente dalla mia esperienza teatrale. Tra i 15 e i 25 anni, mi sono dedicato alla recitazione, e uno dei grandi bivi della mia vita è stato scegliere tra l’università e l’Accademia d’Arte Drammatica. Alla fine, ho optato per ingegneria, ma ho continuato a coltivare il teatro come passione.
Continui a fare teatro?
No, purtroppo ho smesso diversi anni fa. Facevamo parte di una compagnia amatoriale che portava in scena spettacoli anche nelle carceri, un’esperienza davvero ricca e significativa. Anche se non ho più ripreso, il teatro rimane una grande passione, insieme alla lettura e alla scrittura.
Quello che mi piace del teatro è l’idea di immergersi nei pensieri di qualcun altro e di dargli vita sulla scena: è qualcosa di quasi magico.
Questa capacità di immedesimazione, di essere pienamente dentro al personaggio, ha anche una connessione con il mio lavoro: nel business, infatti, le parole non devono essere vuote. C’è un contenuto autentico da trasmettere, e non basta recitare un copione o presentare quattro slide. Bisogna essere pienamente presenti in ciò che si comunica.
Il secondo aspetto che mi ha colpito è il tuo autentico innamoramento per l'azienda. Cosa ti lega ad adesso.it?
Qui in azienda c’è un alto livello di competenza, accompagnato da una grande generosità nel trasferire conoscenze. Non c’è chiusura rispetto alla crescita degli altri; anzi, si incoraggia la condivisione delle competenze. Esiste inoltre un equilibrio sano tra competizione e collaborazione.
Un’altra caratteristica fondamentale è la centralità del team: il lavoro è sempre di squadra.
La cultura aziendale si basa sulle buone relazioni, la contaminazione di idee e l’arricchimento reciproco.
Infine, c’è sempre una sana voglia di migliorarsi. Anche gli spazi di lavoro riflettono questo spirito: non ci sono aree riservate o inaccessibili, nemmeno per il Presidente o l’Amministratore Delegato. Tutti gli ambienti sono aperti e accessibili, un ulteriore segno della salute e trasparenza dell’ambiente di lavoro, secondo me.
Mi sono sempre sentito valorizzato; qui si investe realmente nelle persone, senza sovrastrutture. Se sei competente e brillante, hai l'opportunità di crescere rapidamente. L’esperienza è valutata in base alle competenze, non agli anni di servizio, e questa è un'altra caratteristica fondamentale della nostra cultura aziendale.
Come interpreti il tuo ruolo di leader in questo contesto? Cosa significa per te essere leader all'interno di adesso.it?
Per me, essere leader significa adottare uno stile di "host leadership." In altre parole, il mio obiettivo è accogliere e accompagnare le persone nel loro percorso di crescita, ascoltando le loro esigenze e supportandole nel processo di cambiamento. Mi piace usare una metafora all'interno del centro di competenza: tutti noi possiamo tentare di "volare", ma c'è sempre il rischio di cadere. Di fronte a questo, un leader ha due opzioni: può insegnarti ad aprire il paracadute, oppure può sostituirsi a esso. Nel secondo caso, entrambi rischiano di cadere, ma nel primo, il leader offre alle persone gli strumenti per evitare il disastro.
Questo significa dare fiducia, costruire competenze e creare autonomia. In questo senso, la protezione si concretizza in un accompagnamento attivo lungo il cammino di crescita, rispettando i tempi e i bisogni di ciascuno, ma lasciando che ognuno impari a "volare" con le proprie forze.
Vorrei concludere con un ultimo argomento: in quanto Banks & Financial Services Lead potresti condividere la tua visione sul settore del banking e del fintech? Qual è, secondo te, il presente e il futuro di questa industry?
Nel settore bancario la relazione con i clienti rimane un tema centrale anche in assenza di interazione fisica o diretta, per questo è storicamente all’avanguardia nell’innovazione. Penso per esempio alla tendenza sempre maggiore ad una personalizzazione dell’offerta. Mi aspetto che l'intelligenza artificiale e le tecnologie generative possano contribuire a mantenere forte questo legame favorendo un approccio pull, dove è il cliente a richiedere soluzioni su misura, a cui la banca risponde in modo rapido e flessibile.
L’altra sfida importante è la modernizzazione dei sistemi core, dove la complessità, non solo tecnologica, impone una visione pragmatica. Si tratta di processi di trasformazione digitale lunghi da affrontare con gradualità, ma adottare un approccio lungimirante sarà determinante: chi si adegua per tempo otterrà un vantaggio competitivo e la possibilità di stare al passo con la velocità di cambiamento del mercato.