Approfondimenti8/1/2025
Dai silos monolitici alla business agility: il ruolo delle architetture evolutive
Negli ultimi anni, le organizzazioni che adottano metodologie Agile si trovano ad affrontare una sfida complessa: come integrare efficacemente la progettazione sperimentale e iterativa delle architetture software in contesti aziendali che spesso si affidano a modalità di gestione dei progetti digitali oggi anacronistiche.
In questo scenario, il paradosso delle Direzioni IT è evidente: da un lato, si continuano a gestire progetti con approcci tradizionali, caratterizzati da capitolati rigidi che fissano tempi, costi e specifiche; dall’altro, si punta a modernizzare i sistemi informativi adottando architetture modulari e flessibili, capaci di rispondere alle sfide di un mercato in costante evoluzione. Questo dualismo spesso conduce a risultati controproducenti, come la creazione di nuovi silos monolitici che ostacolano l’innovazione e sprecano risorse.
In questo articolo offro degli spunti pratici per la progettazione sperimentale e iterativa delle architetture software. Attraverso l’integrazione di strumenti come il Minimum Viable Product (MVP), il Proof of Concept (PoC) e le Minimum Viable Architectures (MVA), le aziende possono affrontare in modo sistematico la complessità, mitigare i rischi e massimizzare il valore generato.
La rigidità nei capitolati contrattuali
Nella prassi aziendale tradizionale, i contratti "a corpo" rappresentano un pilastro della gestione dei progetti software. Questi contratti, basati su previsioni rigide di tempi, costi e specifiche, impongono una pianificazione dettagliata sin dalle fasi iniziali, assumendo una comprensione completa e definitiva delle esigenze progettuali. Sebbene questa impostazione sembri rassicurare il management in termini di controllo, si rivela spesso un ostacolo critico alla gestione di progetti complessi e dinamici.
Le conseguenze strutturali dei contratti a corpo sono la costruzione di architetture a silos e accumulo di debito tecnico. Più precisamente, i contratti a corpo spingono a progettare sistemi focalizzati esclusivamente sui deliverable definiti a contratto, limitando la possibilità di effettuare cambiamenti durante il ciclo di sviluppo. Di conseguenza, le architetture risultano frammentate in blocchi isolati, o "silos", progettati per soddisfare requisiti puntuali senza considerare il contesto sistemico o l'evoluzione futura del prodotto.
Tali architetture a silos tendono a incorporare rapidamente debito tecnico. Questo accade perché, nel tentativo di rispettare le tempistiche e i costi contrattuali, vengono trascurate pratiche fondamentali come la pulizia del codice, la modularità e l'adozione di standard di qualità robusti. Il debito tecnico si accumula rapidamente, rendendo il sistema sempre più complesso da gestire, meno performante e difficilmente adattabile a nuove esigenze.
Un secondo grave inconveniente dovuto al ricorso di un approccio basato su contratti rigidi è la perdita di modularità e scalabilità. Nei contratti a corpo, l'obiettivo primario diventa completare le funzionalità predefinite, spesso sacrificando la progettazione di un'architettura modulare e scalabile. La modularità richiede un investimento iniziale maggiore in termini di tempo e risorse, ma nei contratti rigidi viene percepita come una deviazione dal piano, portando a decisioni che favoriscono soluzioni "rapide" ma insostenibili nel lungo periodo. Questa mancanza di modularità riduce drasticamente la capacità del sistema di evolversi e integrare nuove funzionalità in modo efficiente.
Infine, la rigidità dei contratti a corpo limita drasticamente la possibilità di sperimentare e raccogliere feedback iterativo, elementi essenziali per ottimizzare un'architettura software. In assenza di flessibilità contrattuale, i team sono costretti a implementare soluzioni inizialmente definite, anche quando emergono evidenze che indicano la necessità di un approccio alternativo. Questo perpetua un ciclo di aggiustamenti "superficiali" piuttosto che una riprogettazione efficace.
Per uscire da questa impasse, è fondamentale adottare modelli contrattuali più flessibili e adattivi, che permettano di gestire l'incertezza e di promuovere una maggiore collaborazione tra committenti e fornitori. Inoltre, approcci iterativi e incrementali, come quelli offerti dall'Agile, consentono di focalizzarsi sul valore generato a ogni iterazione, trasformando la rigidità contrattuale in un'opportunità per migliorare continuamente il prodotto e l'allineamento strategico.
Architettura Software come Sistema Evolutivo
L’approccio Agile considera l’architettura software non come una struttura statica e monolitica, ma come un sistema evolutivo in costante adattamento. Questo concetto si concretizza attraverso l’uso sinergico di Minimum Viable Architectures (MVA), Minimum Viable Products (MVP) e Proofs of Concept (PoC), strumenti essenziali per affrontare la complessità e ridurre i rischi associati ai progetti innovativi.
Le Minimum Viable Architectures rappresentano il cuore dell’evoluzione architetturale in Agile, poiché consistono in decisioni essenziali progettate per supportare lo sviluppo incrementale e sostenibile di un sistema. In termini semplici, una MVA è l’insieme minimo di decisioni architetturali necessarie per garantire che un prodotto possa essere costruito, distribuito e supportato in modo efficace. Le MVA non sono costruzioni rigide o completamente definite sin dall’inizio, ma piuttosto ecosistemi dinamici che si trasformano iterazione dopo iterazione.
Attraverso cicli di sperimentazione continua, le MVA consentono di validare o confutare ipotesi architetturali in contesti reali. Questo approccio permette di affrontare progressivamente le sfide tecniche e di business, assicurando che ogni incremento del prodotto sia basato su solide fondamenta tecniche. Le MVA favoriscono un equilibrio tra semplicità iniziale e scalabilità futura: partendo dal minimo necessario, l’architettura può crescere e adattarsi in base ai feedback reali, evitando complessità inutili e riducendo i rischi di scelte progettuali errate.
Un aspetto cruciale delle MVA è la loro flessibilità intrinseca, che consente di modellare l’architettura in risposta alle esigenze emergenti e agli obiettivi strategici di business. Questo processo minimizza il rischio di accumulare debito tecnico e garantisce che l’architettura rimanga allineata alle priorità aziendali in evoluzione. Inoltre, le MVA incoraggiano la collaborazione tra i team di sviluppo e gli stakeholder, creando un ambiente in cui le decisioni architetturali non sono semplicemente teoriche, ma direttamente collegate al valore reale generato.
L'evoluzione di un sistema software moderno è strettamente legata all'adozione del concetto di Minimum Viable Product (MVP). Questo approccio rappresenta un elemento fondamentale per le strategie di sviluppo Agile, poiché si focalizza sull'individuazione del set minimo di funzionalità necessarie per rispondere ai problemi più urgenti degli utenti e per creare valore in modo rapido ed efficace. In sostanza, l'MVP non è concepito come una versione finale o completa del prodotto, bensì come un prototipo operativo strategico. Esso funge da esperimento mirato, il cui obiettivo principale è quello di validare ipotesi chiave e orientare le successive fasi di sviluppo sulla base di dati concreti e feedback degli utenti.
Un MVP ben progettato consente di evitare lo spreco di risorse su funzionalità superflue o su assunzioni non validate, che spesso portano alla realizzazione di soluzioni eccessivamente complesse e poco utili. Questo approccio permette di mitigare i rischi legati all'incertezza, facilitando una pianificazione iterativa e incrementale. Grazie all'MVP, le aziende possono concentrarsi sul valore reale, migliorando continuamente il prodotto attraverso un ciclo iterativo di sperimentazione e apprendimento.
Nell'ambito delle MVA, ogni incremento nello sviluppo dell'architettura del sistema è strettamente correlato all'implementazione di un MVP. Questa relazione sinergica garantisce che le decisioni tecniche siano sempre allineate a obiettivi concreti e misurabili, evitando sprechi e ottimizzando l'impiego delle risorse.
Inoltre, l'uso del Proof of Concept (PoC) si integra perfettamente con l'approccio MVP, poiché permette di testare e validare rapidamente ipotesi tecnologiche e architetturali. Il PoC è uno strumento essenziale per verificare la fattibilità tecnica di una soluzione proposta, esplorando in maniera concreta come una tecnologia o un'architettura possa funzionare nel contesto specifico di un progetto. Attraverso un approccio pratico e mirato, i team possono simulare scenari reali, analizzare il comportamento del sistema in condizioni controllate e raccogliere dati significativi per orientare lo sviluppo.
Grazie al PoC, i team possono identificare potenziali problemi o limitazioni nelle fasi iniziali, prima che queste si trasformino in ostacoli più complessi e costosi da risolvere. Questa capacità di anticipare rischi e sfide consente di apportare miglioramenti mirati, ottimizzando l'efficacia delle soluzioni progettuali e riducendo significativamente i rischi associati a tecnologie non testate o a scelte strategiche non validate. Inoltre, il PoC aiuta a mitigare l'incertezza, offrendo una base concreta per prendere decisioni più solide e allineate agli obiettivi di business.
Questa fase sperimentale non solo minimizza il debito tecnico accumulato durante il ciclo di sviluppo, ma funge anche da base per decisioni progettuali più informate e consapevoli. I risultati ottenuti da un PoC possono essere utilizzati per convincere stakeholder e decisori aziendali del valore e della fattibilità di una specifica direzione tecnologica. In questo modo, il PoC non si limita a essere uno strumento di verifica, ma diventa un catalizzatore per la collaborazione tra team tecnici e business, garantendo che le scelte progettuali siano sia sostenibili che strategicamente rilevanti.
In sintesi, l'integrazione di MVP, MVA e PoC rappresenta una strategia potente per affrontare la complessità dello sviluppo software in contesti dinamici. Questo approccio consente alle aziende di rispondere rapidamente ai cambiamenti di mercato, massimizzando il valore generato a ogni iterazione e promuovendo la business agility. In altre parole, l’integrazione armoniosa di MVP, MVA e PoC, non solo riduce i rischi, ma trasforma l’architettura software in un abilitatore strategico.
Superare le barriere culturali per abilitare la business agility
L’adozione di un approccio iterativo e sperimentale nelle architetture software si scontra spesso con radicate barriere culturali e operative che ostacolano la capacità di creare valore incrementale.
La prima e più evidente resistenza deriva da modelli di leadership tradizionale, in cui l’incertezza viene percepita come una minaccia alla stabilità organizzativa e al controllo manageriale. Questo atteggiamento tende a promuovere una pianificazione rigida e predittiva, che soffoca la sperimentazione e limita l’adattabilità ai cambiamenti del contesto.
Un secondo ostacolo risiede nella rigidità contrattuale. Come detto in precedenza, i contratti "a corpo", basati su specifiche dettagliate e obiettivi statici, scoraggiano l’iterazione e l’adattamento, vincolando le parti a una visione immutabile del progetto. Questa rigidità contrattuale impedisce di incorporare rapidamente nuove informazioni o di rispondere a cambiamenti imprevisti, limitando l’efficacia delle soluzioni sviluppate.
Infine, la scarsa integrazione tra IT e Business rappresenta una sfida significativa. La mancanza di un linguaggio comune e di una collaborazione strutturata tra i diversi stakeholder porta spesso a disallineamenti strategici, in cui le esigenze aziendali e le decisioni tecnologiche viaggiano su binari paralleli, senza convergere verso un obiettivo comune.
Superare queste barriere richiede un’evoluzione di mentalità, in cui l’incertezza non viene più percepita come una minaccia, ma come un’opportunità di apprendimento continuo e innovazione. Per abilitare la business agility, è essenziale adottare un modello che integri l’approccio iterativo e incrementale con pratiche operative capaci di generare valore in modo sostenibile.
La creazione di valore incrementale si basa, innanzitutto, sul feedback continuo. Ogni rilascio incrementale diventa un’occasione per valutare le scelte architetturali alla luce dei risultati ottenuti, consentendo di adattare rapidamente il sistema alle esigenze emergenti. Questo approccio riduce il rischio di errori progettuali e garantisce che le decisioni tecniche siano costantemente orientate al valore.
Un secondo elemento chiave per superare le barriere culturali è il co-design, che prevede il coinvolgimento attivo dei team di IT e Business fin dalle prime fasi di progettazione. Questa pratica favorisce un allineamento strategico che permette di integrare le prospettive tecnologiche e di business in un’unica visione condivisa, rompendo i silos organizzativi e costruendo un linguaggio comune basato sulla collaborazione.
La misurazione del valore attraverso metriche pertinenti rappresenta un ulteriore strumento per promuovere la business agility. Indicatori come il ROI, la qualità tecnica del software e la soddisfazione degli utenti non solo guidano le decisioni progettuali, ma offrono una base oggettiva per valutare l’impatto delle iterazioni e dimostrare il valore generato a stakeholder interni ed esterni.
Verso una governance agile
Per favorire la sperimentazione architetturale in ambito aziendale, è indispensabile ripensare le pratiche di governance che guidano i progetti IT. Una governance agile si fonda su strumenti che integrano pianificazione strategica e operatività quotidiana. Le roadmap flessibili, ad esempio, rappresentano visioni strategiche adattabili, che evolvono in base ai feedback raccolti durante il ciclo di vita del progetto. Non si tratta di piani statici, ma di linee guida che permettono di orientare lo sviluppo verso obiettivi di lungo termine, mantenendo al contempo la capacità di rispondere rapidamente ai cambiamenti.
Il backlog dinamico è un altro elemento fondamentale. Questa lista prioritaria e costantemente aggiornata connette le iniziative strategiche con le attività operative, garantendo che il lavoro quotidiano sia sempre allineato agli obiettivi di valore. Il backlog funge da ponte tra le esigenze del business e le attività tecniche, favorendo un dialogo continuo tra i diversi stakeholder.
Infine, il rolling budget completa l’ecosistema di governance agile, introducendo meccanismi di revisione finanziaria continua. Questo approccio consente di aggiornare periodicamente le allocazioni di risorse economiche, in base ai risultati conseguiti e alle priorità emergenti. Non si tratta più di stabilire un budget annuale immutabile, ma di adottare un sistema di gestione finanziaria flessibile, capace di adattarsi alle evoluzioni del progetto senza compromettere il controllo complessivo.
Conclusione
L'integrazione tra Agile e progettazione iterativa dell'architettura software non è solo una sfida tecnica, ma richiede una evoluzione culturale e organizzativa. Le aziende devono abbracciare un approccio sperimentale, valorizzando il dialogo tra Business e IT e superando le rigidità contrattuali. Concetti come MVA, MVP e PoC, uniti a pratiche iterative, consentono di ridurre rischi, aumentare la collaborazione e generare valore in tempi brevi. Solo così è possibile costruire architetture software flessibili e resilienti, capaci di rispondere alle sfide del mercato e di generare valore sostenibile.
Riferimenti
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Mainetti, S., Marsanasco A., (2024). Costruire valore duraturo: il dialogo tra strategia e operatività, disponibile al link: https://www.linkedin.com/pulse/costruire-valore-duraturo-il-dialogo-tra-strategia-e-stefano-mainetti-x9odf
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