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Approfondimenti16/12/2024

Superare l’inganno delle previsioni perfette: l’arte del budgeting IT nell’era contemporanea

Ovvero come costruire una strategia finanziaria flessibile e orientata al valore, per trasformare l’incertezza del digitale in un vantaggio competitivo.

pragmatic agile

Articolo a cura di

Stefano Mainetti

Executive Chairman

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In collaborazione con

Francesco Micotti

Chief Executive Officer

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La diffusione delle metodologie agili in contesti di sviluppo software e, più in generale, nella gestione dei progetti IT, ha portato con sé una serie di cambiamenti profondi nei modi di lavorare, di pianificare e di controllare i costi. Uno dei temi più complessi da affrontare per i Manager IT (CIO) e per i Responsabili finanziari (CFO) è come costruire e gestire un budget in un contesto in cui i fornitori esterni – con cui si stipulano contratti e si definiscono deliverable – lavorano con cicli brevi (iteration, sprint o timebox di 2-3 settimane). In questo scenario, tali fornitori offrono visibilità dettagliata e previsioni accurate solo nel breve termine. Quando si tratta invece di orizzonti temporali più lunghi, i fornitori optano per stime costruite con intervalli di confidenza, basate sulle informazioni disponibili al momento. Queste stime, pur costruite al meglio, restano inevitabilmente soltanto indicative, poiché non tutti i dettagli necessari per una previsione più affidabile sono disponibili fin dall’inizio. Molti di questi elementi emergeranno infatti solo nel corso del progetto, grazie ai feedback degli utenti e sulla base delle evoluzioni delle esigenze di business da soddisfare. 

Questo scenario crea inevitabilmente tensione tra l’approccio “classico” al budgeting, tipicamente annuale o multi-annuale, e la natura iterativa e incrementale dell’Agile

Con il passare del tempo, tuttavia, sono emerse pratiche, framework e filosofie di gestione che suggeriscono come riconciliare una governance economica coerente con la flessibilità indispensabile per la gestione delle iniziative di trasformazione digitale.

La domanda guida affrontata in questo mio articolo è la seguente: “Come posso costruire un budget per la mia Direzione IT se i miei fornitori lavorano con l’approccio agile con un orizzonte temporale di 2/3 iterazioni?” 

La domanda è del tutto legittima e comprensibile, soprattutto se inserita nel contesto di organizzazioni che, per tradizione, adottano modelli organizzativi gerarchici e modelli di governance basati su assunti rigidi e predeterminati. Tuttavia, l’analisi della realtà operativa e l’esperienza concreta nella conduzione di progetti digitali mostrano con chiarezza che il metodo tradizionale, fondato su previsioni statiche di tempi e costi definiti in fase di stima iniziale semplicemente non funziona

In pratica, è raro – se non impossibile – trovare progetti digitali che abbiano rispettato integralmente le tempistiche e i costi previsti al momento del budget. Questa constatazione empirica mette in luce i limiti delle logiche tradizionali di pianificazione e conferma la necessità di modelli più flessibili e adattivi, in grado di rispecchiare l’incertezza, la complessità e il cambiamento costante che caratterizzano il contesto digitale. 

È quindi necessario agire per rivedere alcuni assunti tradizionali: non si tratta più di identificare un costo fisso a inizio anno e poi monitorare le variazioni, ma piuttosto di costruire un sistema di budgeting dinamico, orientato al valore e al risultato, in grado di adattarsi ai cambiamenti delle priorità e di sfruttare i benefici dell’agilità.

Perché le metodologie di budgeting tradizionali non funzionano più in un conteso agile

Nelle metodologie di budgeting tradizionali si partiva, in genere, da uno scenario in cui la Direzione IT e la Direzione Finanziaria concordavano all’inizio dell’anno un determinato ammontare di spesa. Questo importo veniva stabilito sulla base di progetti pianificati con mesi, se non anni, di anticipo. Tali progetti, nella loro forma classica, erano gestiti con un approccio a cascata (waterfall), contraddistinto da una sequenza lineare di fasi (analisi, progettazione, sviluppo, test, rilascio) e da deliverable definiti nel dettaglio già all’inizio, quasi come se le esigenze non dovessero mai cambiare. Questo permetteva una relativa stabilità: le attività erano ben delineate, i costi e i tempi per singola fase stimati con una precisione solo apparente, e la Direzione Finanziaria poteva allocare i fondi senza la necessità di continue revisioni. In questo scenario, l’IT era spesso considerato un centro di costo piuttosto che un motore di valore

Oggi, l’approccio Agile si fonda su principi decisamente diversi. Essendo la tecnologia e il mercato in costante evoluzione, le specifiche dei progetti non possono assolutamente essere considerate immobili dall’inizio alla fine. Le esigenze dei clienti cambiano, i feedback provenienti dal campo suggeriscono nuovi sviluppi, le priorità del business si modificano in base alle opportunità emergenti, e le nuove tecnologie introdotte sul mercato possono rendere obsolete, in poche settimane, alcune delle soluzioni originariamente pianificate. 

Di fronte a questo scenario, i fornitori – almeno quelli orientati allagenerazione di valoree alla consegna disoftware di qualità– lavorano per incrementi rapidi e iterativi (sprint), generalmente di 2-3 settimane, consegnando in tempi brevi porzioni funzionanti di prodotto. Questo approccio consente di adattare costantemente la rotta in base al feedback appena raccolto, evitando di accumulare ritardi e costi su funzionalità non più essenziali. Tuttavia, proprio questa flessibilità, che rappresenta il cuore dell’agilità, entra in conflitto con la rigidità dei metodi di budgeting tradizionali, generando una serie di problematiche. 

Incertezza sui deliverable futuri  
Poiché l’approccio Agile consente di modificare la roadmap sulla base di feedback e nuove priorità che emergono man mano, diventa complesso definire con precisione, già a inizio anno, quali funzionalità verranno rilasciate tra sei o nove mesi. Dopo un paio di iterazioni (indicativamente 4-6 settimane), le conoscenze acquisite potrebbero suggerire l’eliminazione di alcune attività previste, l’aggiunta di altre funzionalità più utili o un cambiamento radicale delle priorità. Questo rende inevitabilmente molto meno affidabili le previsioni di lungo periodo basate su dettagli statici, poiché la roadmap è un “oggetto vivo” e in costante evoluzione. 

Frequente ridefinizione delle priorità  
Se l’organizzazione vuole davvero raggiungere gli obiettivi di valore di business ipotizzati, e quindi sfruttare i benefici dell’agilità, non si limiterà a piani iniziali fissi, ma rivedrà regolarmente le priorità in funzione dei risultati parziali ottenuti. Ciò potrebbe significare, ad esempio, spostare risorse da un progetto a un altro se si intuisce che il secondo offrirà maggior valore per il business. In un modello tradizionale, questo genere di cambiamenti era difficile da implementare, poiché l’intero piano e il budget erano calibrati su un set di attività predefinite. Con l’agilità, invece, è proprio questa capacità di adattamento costante a fare la differenza. Di conseguenza, il budget non può più essere una “gabbia” rigida, ma deve diventare uno strumento dinamico, che si aggiorna e si riconfigura nel corso dell’anno. Questo comporta la necessità di rivedere i processi di budgeting e di governance, creando meccanismi di allocazione più flessibili, magari con revisioni trimestrali o mensili. 

Necessità di valorizzare il risultato, non lo sforzo  
Nelle logiche tradizionali, era relativamente comune considerare il costo come una funzione dello sforzo (per esempio, del numero di funzionalità consegnate o, peggio ancora, il numero di linee di codice prodotte). Ma nell’universo Agile, la vera domanda non è “Quante funzionalità abbiamo consegnato?” bensì “Qual è il valore di business generato dalle funzionalità consegnate?”. L’obiettivo non è produrre codice in linea con un piano predefinito, ma rilasciare rapidamente funzionalità che migliorino l’esperienza del cliente, aumentino le vendite, riducano i costi operativi o portino altre forme di valore tangibile. Questo cambio di prospettiva rende superflua la pianificazione tradizionale basata su deliverable fissi, perché ciò che conta non è la quantità di lavoro svolto, ma l’entità dell’impatto sul business. I budget pensati per finanziare un determinato “pacchetto di funzionalità” devono dunque essere ripensati per finanziare un continuo flusso di valore, soggetto a cambiamenti di priorità. 

In altre parole, il budgeting tradizionale presuppone un contesto stabile, previsioni affidabili a lungo termine e attività definite fin da subito con chiarezza. L’universo Agile, con la sua natura dinamica, iterativa e centrata sul valore, ribalta queste premesse. Ne deriva che i vecchi modelli di budgeting, così come erano concepiti, non risultano più adeguati. Per i manager, questo richiede un ripensamento dei criteri con cui definire, monitorare e adeguare il budget, accogliendo logiche di flessibilità, revisione continua e attenzione ai risultati, piuttosto che ai deliverable rigidamente prestabiliti.

Principi cardine per un budgeting agile

Il superamento dei limiti descritti nel paragrafo precedente non può che passare attraverso un cambio di prospettiva, che permetta di trasformare il processo di allocazione e controllo delle risorse in uno strumento dinamico, flessibile e fondato sul valore. Sulla base di queste considerazioni, si comprende come sia quindi necessario abbracciare alcuni principi fondamentali che ridisegnano l’intero sistema di pianificazione economica, spostando il focus dal semplice rispetto dei costi pianificati a una valorizzazione continua degli investimenti. Elenco nel seguito i principi cardine per giungere ad una politica di budgeting che garantisca l’agilità richiesta dalle iniziative di trasformazione digitale. 

Modelli di pricing flessibili  
Se nei progetti tradizionali si ricorreva spesso a contratti “a corpo” o “fixed-price”, che definivano in modo rigido costi e deliverable – spesso ulteriormente irrigiditi da penali – e che finivano per cristallizzare e rendere irrimediabilmente conflittuali le attività, in ambito Agile si privilegiano invece contratti più flessibili, come quelli Time & Material (T&M). Con un modello T&M, il costo è basato sul tempo effettivamente impiegato dalle risorse, misurato su base settimanale o mensile. Questi contratti possono prevedere momenti di revisione periodica, consentendo all’azienda di rimodulare l’impegno economico in base al valore effettivamente generato. Questo approccio permette di evitare sprechi e di mantenere un costante allineamento con le priorità e le opportunità emergenti, ma rende più complesso vincolare un ammontare di spesa totale fin dall’inizio. Non si tratta più di chiedere al fornitore “Quanto mi costa l’intero progetto?” bensì di concordare un costo per unità di tempo e decidere, iterazione dopo iterazione, quanto continuare a investire a seconda del ritorno sull’investimento e dei nuovi bisogni che emergono. 

In altre parole,si ribalta la logica classica del waterfall, in cui lo scope (le specifiche del progetto) era fisso e si tentava illusoriamente di stimare tempi e costi in anticipo. Nel modello agile, invece, si considerano fissi i tempi e i costi, esi regola lo scopeprogettuale a ogni iterazione, scegliendo in quel momento le funzionalità a maggior valore da implementare. Così, anziché ancorarsi a un set di requisiti iniziali immutabili, si focalizza l’attenzione sulmassimizzare il valore generato entro i vincoli temporali ed economici dati.

Budgeting dinamico e ritmi più brevi  
Il superamento della tradizionale logica di pianificazione waterfall consente di andare oltre i limiti di rigidità che la rendono inefficace nei contesti dinamici della trasformazione digitale. Alla base di questo approccio vi è l’idea di abbandonare la staticità del budget annuale, sostituendolo con un processo più flessibile, articolato in intervalli più brevi, come trimestri o persino mesi. Questa frequenza di revisione, coerente con i cicli di sviluppo Agile, non significa rinunciare del tutto alla visione annuale, bensì adattare la ripartizione interna dei fondi secondo i feedback continui provenienti dal campo. L’obiettivo è garantire che le risorse finanziarie siano costantemente allineate alle necessità emergenti, evitando l’immobilismo tipico dei piani a lungo termine, ma rimanendo all’interno di un processo di controllo coerente con i principi contabili e con le regole di governance aziendali. 

Allineamento con le priorità di business  
Il budget IT non va più considerato come una semplice voce di costo, ma come un driver strategico. Le iniziative tecnologiche devono competere per le risorse in base al loro impatto sul business, alla capacità di misurare gli outcome e alla loro strategicità. In questo senso, l’adozione di pratiche di portfolio management agile aiuta a garantire che i fondi siano destinati alle opportunità di maggior valore, valorizzando quegli investimenti che, in ultima analisi, portano risultati tangibili all’organizzazione.

Trasparenza, metriche di valore e feedback continui  
In un ambiente agile, monitorare il progresso e misurare il valore generato diventa più semplice e immediato, grazie a metriche di prodotto, metriche di allineamento al valore strategico (ad es. OKR), metriche di soddisfazione dei clienti/utenti, assenza di malfunzionamenti o miglioramento del time-to-market. Integrare queste misure nel processo di budgeting permette di disporre di dati affidabili per decidere come e dove allocare ulteriori fondi. Questo approccio trasforma il budget da un esercizio di semplice previsione a un prezioso strumento di supporto alle attività decisionali, mettendo i manager nelle condizioni di poter reagire prontamente alle evidenze che emergono dal ciclo di vita del prodotto. 

Coinvolgimento degli stakeholder e orientamento strategico condiviso  
Il passaggio a un modello di pianificazione finanziaria dinamica, basato su revisioni continue (rolling) del budget IT, richiede un forte coinvolgimento del vertice aziendale e dei responsabili delle diverse Business Unit. Questo approccio rende la Direzione Finanziaria e la Direzione IT attori chiave nel consolidare una visione strategica comune, in cui ogni stakeholder contribuisce con priorità, insight e obiettivi di valore. L’allineamento tra Top Management, IT e Business Unit assicura che ogni decisione di spesa sia coerente con la strategia aziendale complessiva, rendendo la gestione dinamica del budget IT un vero e proprio fattore critico di successo per guidare e ottimizzare gli investimenti informatici nel tempo.

Come gestire contratti e fornitori per un budgeting Agile

Quando si parla di budgeting agile, un aspetto cruciale è la capacità di ingaggiare e contrattualizzare i fornitori esterni in modo da creare un contesto di flessibilità, trasparenza e adattabilità. Lavorare con partner che operano a cicli iterativi brevi (2-3 iterazioni, equivalenti a rilasci o checkpoint ogni 4-6 settimane) impone di strutturare accordi che permettano di riconfigurare facilmente risorse, scope e priorità, senza perdere di vista il valore generato. In questo scenario, possono essere adottate diverse tecniche. 

Team dedicati con costo definito per un certo intervallo di tempo  
Una pratica diffusa consiste nel definire i costi di team multidisciplinari autonomi con orientamento alla generazione di valore di business. Invece di calcolare il costo per singola funzionalità, il budget copre il mantenimento di questa “capacità produttiva” per un periodo (ad es. un trimestre/semestre/anno). Ogni 2-3 iterazioni si può valutare il valore generato e, se necessario, ridurre o aumentare le risorse oppure riorientarle verso altre iniziative. In questo modo si trasforma il problema della stima in una questione di capacity planning: di quanti team avvalersi e per quanto tempo mantenerli attivi. 

Opzioni di uscita o ridimensionamento periodico  
Per evitare impegni a lungo termine troppo rigidi, è possibile inserire nei contratti con i fornitori agili opzioni di uscita trimestrali/semestrali/annuali, collegate a specifici indicatori. Queste metriche non devono essere limitate ad indicatori operativi (output di attività), bensì essere orientate alla misura dell’outcome di business raggiunto. Agendo in questo modo, i fondi vengono allocati su base temporale ridotta, con la possibilità di ridurre o espandere lo scope a seconda dei risultati di valore ottenuti. 

Adottare una pianificazione finanziaria a scorrimento  
Anziché definire un budget statico a inizio anno, si può optare per un meccanismo previsionale “in movimento” (rolling), rivedendo la previsione di spesa ogni 3 - 6 mesi. Questa revisione periodica (rolling forecast) permette di adattare la disponibilità economica in base a ciò che i fornitori hanno consegnato, alle nuove priorità emerse e alle opportunità scoperte lungo il percorso. In tal modo, il budget diventa un meccanismo flessibile, sempre aggiornato sulle ultime evidenze di valore. 

Allocazione dei fondi in base a linee di prodotto o flusso di valore  
Invece di destinare il budget a singoli progetti con obiettivi rigidi, è possibile concentrarsi su intere aree di prodotto o flussi di valore (value stream) che generano valore continuo per il business. Immaginiamo di stabilire un budget annuale per l’intera piattaforma di Customer Experience (ad esempio, tutti i canali digitali e le funzionalità che migliorano l’esperienza del cliente). In questo modo, non si finanzia un singolo progetto con scopo e fine già definiti, ma si crea un “contenitore” di risorse destinato a sviluppi e miglioramenti successivi nel tempo.  
Grazie a questo approccio, i team interni ed esterni – inclusi i fornitori – possono decidere, iterazione dopo iterazione, quali iniziative avviare per ottenere il massimo impatto in base alle esigenze del momento. Così, l’ingaggio del fornitore non è vincolato ad un elenco statico di funzionalità, ma diventa una modalità con cui costruire una partnership nell’evoluzione continua del prodotto. Il budget supporta quindi la crescita dinamica del valore, anziché la mera conclusione di un singolo progetto. 

Metriche di valore e remunerazione basata sui risultati  
Con questo approccio, parte del compenso del fornitore è collegata alla capacità di raggiungere risultati concreti, misurabili e orientati al business, non solo alla quantità di ore lavorate o alle funzionalità rilasciate. Ciò significa che la retribuzione variabile del partner non si limita all’esecuzione di compiti, ma dipende dall’effettivo miglioramento di determinati parametri che qualificano il valore generato dall’attività di sviluppo software. 

Ad esempio, si possono definire indicatori chiave come la riduzione dei tempi di risposta del sito, la diminuzione dei bug in produzione, la riduzione del codice duplicato, il superamento dei test di sicurezza o la stabilità della piattaforma. Questi indicatori – la cui evoluzione è sotto il diretto controllo del fornitore, in quanto collegati a processi e tecniche di sviluppo e testing – consentono di misurare con maggiore precisione la qualità del lavoro svolto. Se tali parametri mostrano un miglioramento, il fornitore riceve un incentivo extra; in caso contrario, la parte variabile del compenso può essere ridotta. 

Tuttavia, è possibile spingersi oltre, legando il compenso a metriche direttamente correlate al valore di business generato dal software. Ad esempio, si potrebbe considerare l’aumento dei tassi di conversione, la crescita del fatturato online o la riduzione dei costi operativi, a condizione che questi dati siano misurabili e attribuibili alle funzionalità implementate. In questo modello ambizioso, il fornitore assume un ruolo abilitante, contribuendo alla creazione di valore per l’azienda committente attraverso la realizzazione di un prodotto software di alta qualità. Tuttavia, la responsabilità delle scelte strategiche e delle decisioni di business rimane saldamente nelle mani del committente: definire strategie di mercato, selezionare le iniziative da sviluppare o ottimizzare i processi interni sono leve che esulano dal controllo del fornitore. Proprio per questo, un tale approccio richiede una relazione di fiducia e trasparenza ben consolidata, in cui entrambe le parti riconoscano i rispettivi ruoli: il fornitore si concentra sull’eccellenza tecnica del software, mentre il committente mantiene il controllo sulle decisioni chiave che determinano il successo del progetto.

L’orizzonte temporale breve non è un problema, ma un vantaggio

Il frequente ciclo di rilascio tipico dell’approccio Agile, pur suscitando inizialmente timori legati all’incertezza, si rivela in realtà un punto di forza quando applicato alla pianificazione economica. Questa frequenza di possibili “micro-verifiche” – nell’ordine di poche settimane – non va interpretata come un ostacolo, bensì come un potente strumento di governo del budget

Come già detto, i tradizionali approcci fondati su previsioni di lungo periodo soffrono dell’inerzia generata da un allineamento statico tra costi, tempi e obiettivi, con il risultato di scoprire eventuali deviazioni solo a posteriori, quando i margini di recupero sono minimi. Al contrario, un orizzonte di 2-3 iterazioni permette di avere un’elevata prontezza di reazione: se le soluzioni sviluppate non generano il ritorno atteso, è possibile ricalibrare gli investimenti prima che la spesa diventi eccessiva e irrecuperabile

Questo ritmo cadenzato diventa una sorta di “metronomo” dell’apprendimento strategico. Ogni scadenza ravvicinata fornisce l’opportunità di riesaminare i dati, interpretare i segnali del mercato o le necessità interne, valutare l’aderenza delle scelte alle finalità attese e, se necessario, aggiustare la rotta. Non si tratta solo di rilevare errori in anticipo, ma soprattutto di sfruttare i cicli brevi per accrescere la conoscenza del contesto, rendendo il processo di budgeting più intelligente ad ogni iterazione. 

Un altro vantaggio diretto è la capacità di identificare rapidamente segnali deboli che in una pianificazione rigida passerebbero inosservati. Ad esempio, se un fornitore mostra rallentamenti o difficoltà inaspettate, l’azienda può intervenire immediatamente per approfondire congiuntamente le motivazioni sottostanti, instaurando così un dialogo trasparente orientato a trovare soluzioni condivise che permettano di superare le criticità, rafforzare il rapporto di fiducia e contenere il rischio complessivo di progetto. 

Sul piano culturale, questo approccio periodico sposta l’enfasi dalla stima statica al dialogo continuo. Chi gestisce il budget non è più un mero “controllore” di voci di spesa contro previsioni di lungo corso, ma diviene un interlocutore che, ciclicamente, riprende in mano i dati, confronta i risultati con gli obiettivi e alimenta una collaborazione attiva tra tutte le parti coinvolte. Si sviluppa così una logica di auto-correzione costante, che trasmette maggiore fiducia nelle decisioni e favorisce una minore resistenza al cambiamento. 

Infine, tale breve orizzonte non frena la visione strategica di lungo periodo, al contrario la sostiene: un piano annuale può continuare ad esistere come cornice entro cui compiere iterazioni brevi. Il vantaggio è che, invece di affidarci a una previsione iniziale rigida, ciascun ciclo di rilascio consente di rendere l’immagine strategica progressivamente più nitida, aggiornando costantemente l’inquadratura sul contesto reale. In questa prospettiva, i vincoli di breve termine non sono limiti, ma trampolini da cui proiettarsi verso risultati sempre più mirati, frutto di un apprendimento iterativo e di un investimento economico realmente connesso al valore generato.

Il ruolo chiave del PMO in un sistema di budgeting dinamico orientato al valore

Nel passaggio a un budgeting realmente agile, il Project Management Office (PMO) assume un ruolo cruciale nel garantire continuità di visione, qualità delle informazioni e fiducia degli stakeholder, incluso il top management e gli azionisti. Da semplice struttura focalizzata su Gantt e milestone rigide, il PMO può evolversi in un Lean Portfolio Management Office, divenendo così un vero e proprio nodo di raccordo tra strategia, esecuzione e misurazione del valore. 

In un contesto di budget flessibili, rivisti periodicamente, il PMO coordina i diversi flussi di valore, raccogliendo e integrando dati sulla performance dei team IT e dei fornitori, monitorando gli indicatori chiave e collegandoli agli obiettivi di business. Questo approccio fornisce un quadro chiaro dell’impatto effettivo degli investimenti IT, aggiornato sulla base dei risultati ottenuti e non più vincolato a un piano iniziale immutabile. Così, il PMO diventa un “orchestratore” del portafoglio di iniziative, capace di riallocare fondi e priorità in modo dinamico, in funzione del valore che ciascun progetto produce. 

Grazie a questa prospettiva integrata, il PMO può offrire al vertice aziendale e agli azionisti rassicurazioni più solide rispetto a quelle derivanti da un budget statico, senza dover sostenere l’illusione di una capacità previsionale espressa ad inizio progetto senza avere a disposizione le informazioni necessarie. Al contrario, fornisce un controllo più stretto e frequente, consentendo di reagire ai cambiamenti e di spostare l’attenzione sui progetti più promettenti. La trasparenza dei dati, le revisioni periodiche e la capacità di dimostrare i progressi rispetto agli obiettivi strategici rendono il PMO un interlocutore chiave nella governance del budget, garantendo un approccio dinamico e orientato al valore, anziché basato sull’aderenza a piani rigidi e predefiniti. 

Sarebbeun errore gravissimo, tuttavia, se il PMO si limitasse asvolgere un ruolo di controllo ispettivo, focalizzandosisu metriche di output o di puro processo– come il rispetto di un piano immutabile o la produttività misurata in linee di codice per unità di tempo – ignorando l’importanza di valutaregli outcome reali generati. Ridurre il PMO a unafunzione di policing su indicatori miopi, orientati all’efficienza di breve periodo e non all’efficacia strategica,vanificherebbe lo spirito dell’agilità. Al contrario, il PMO deve concentrarsi sulvalore prodotto, sull’impatto delle iniziative e sull’allineamento con gli obiettivi di lungo termine,favorendo il cambiamento culturale e metodologico necessarioper affrontare con successo le sfide del contesto digitale.

Conclusioni

La trasformazione digitale, l’avvento delle metodologie Agile e l’evoluzione dei rapporti con i fornitori IT hanno ridefinito il modo di concepire la pianificazione economica e finanziaria dei progetti informatici. Da un lato, le logiche tradizionali di budgeting, basate su previsioni rigide e lontane nel tempo, si sono dimostrate inadattea contesti caratterizzati da incertezza, mutamenti rapidi e necessità di adattamento continuo. Dall’altro lato, l’approccio Agile, pur aumentando la complessità nella previsione di costi e deliverable a lungo termine, offre l’opportunità di creare sistemi di budgeting dinamici, periodicamente ricalibrati in base al valore generato, all’impatto sull’utente finale e al contributo effettivo alla strategia aziendale. 

Ripensare il budgeting IT in chiave agile significa adottare principi cardine come la flessibilità negli orizzonti temporali, l’allineamento con le priorità di business, la trasparenza nei dati e la misurazione continua del valore. Significa, inoltre, considerare i fornitori non come semplici esecutori di un piano predefinito, ma come partner inseriti in un flusso di valore continuo, governato attraverso modelli contrattuali più evoluti e meccanismi di remunerazione basati sui risultati. In questo processo, funzioni come la Direzione Finanziaria, la Direzione IT, il PMO e le Business Line diventano attori fondamentali per garantire una visione strategica condivisa e una governance efficace dei fondi, assicurando la capacità di reagire prontamente al cambiamento.

La posta in gioco è alta: chi è in grado di spostarsi da un approccio statico, orientato al controllo, verso un sistema dinamico, orientato al valore, potrà sfruttare appieno i vantaggi dell’agilità, riducendo sprechi e inefficienze, incrementando l’efficacia degli investimenti e rafforzando la capacità di competere in un mercato in costante evoluzione. 

Va infine tenuto conto che, le conclusioni qui presentate non mirano a fornire un modello unico e rigido di budgeting agile, ma piuttosto a stimolare la riflessione e indicare un percorso di evoluzione culturale, organizzativa e metodologica che conduce a un migliore impiego delle risorse, una maggiore trasparenza nei confronti degli stakeholder e, in ultima analisi, un incremento del valore generato dalle iniziative digitali.

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·      Mainetti, S., Marsanasco A., (2024). Costruire valore duraturo: il dialogo tra strategia e operatività, disponibile al link: https://www.linkedin.com/pulse/costruire-valore-duraturo-il-dialogo-tra-strategia-e-stefano-mainetti-x9odf 

·      Mainetti, S. (2024). Verba volant, scripta manent, facta valent, disponibile al link https://www.linkedin.com/pulse/verba-volant-scripta-manent-facta-valent-stefano-mainetti-keyrf/ 

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